venerdì 25 dicembre 2015

strike on Christmas day


Strike on Christmas day [sciopero il giorno di Natale]

- Te lo immagini? Un gigantesco sciopero il giorno di Natale! Un attacco fatale al sistema!!
- Sì, come no! E uno sciopero per cosa, esattamente?
- La precarietà, ovvio!
- Ah ah ah ah ah! Sono sicuro che milioni di persone si uniranno a te! Soprattutto il giorno di Natale! Ah ah ah ah!

domenica 1 novembre 2015

Away from


Sono stata assente da facebook per circa quattro mesi. La maggior parte dei miei contatti non lo ha notato. Un paio si è fatto prendere dal panico e uno ha pensato fossi morta!

Half

Half [metà]

- Aaaah!! Il curatore degli atti della conferenza ha tagliato metà del mio saggio senza dirmi nulla!!
- Ora che è pubblicato tutti penseranno che non so scrivere uno stupido saggio!!
- Non ti preoccupare, mia cara! La ricerca in Italia e pressoché inesistente. Sarai fortunata se due persone leggeranno il tuo saggio!!

Precarity as the new black

Precarity as the new black [la precarietà come nuova moda]

- Sai una cosa? Alcuni dei miei amici mi invidiano!!!
- Cioè, hai capito? Hanno lavori stabili, grandi storie e una vita sociale...e invidiano ME!
- Capisco, beh, la precarietà deve essere la nuova moda!

martedì 21 luglio 2015

DWF - A tratti femminista. Il (di)segno delle donne

L'ultimo numero della storica rivista femminista DWF (Donna Woman Femme) è dedicato alle donne che disegnano, il titolo recita "A tratti femminista. Il (di)segno delle donne" e fra le miriade di splendide matite c'è anche la p.s.!

Questo numero di DWF vuole liberare tutte quelle mani che non hanno mai osato disegnare perché si diceva loro che non erano capaci. - See more at: http://www.dwf.it/dwf-105-106-a-tratti-femminista-il-disegno-delle-donne-2015-1-2/#sthash.9cZzhPEq.dpuf
Questo numero di DWF vuole liberare tutte quelle mani che non hanno mai osato disegnare perché si diceva loro che non erano capaci. - See more at: http://www.dwf.it/dwf-105-106-a-tratti-femminista-il-disegno-delle-donne-2015-1-2/#sthash.9cZzhPEq.dpuf

venerdì 1 maggio 2015

May 1st?


Il Primo Maggio? Ora è solo la migliore barzelletta del biocapitalismo!
[la disoccupazione è la nuova moda!!]

mercoledì 1 aprile 2015

April Fools' Day


April Fools' Day [Pesce d'aprile]

Ehi, ho trovato un lavoro davvero ben pagato!!

venerdì 27 marzo 2015

Aspirina al Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi

Una mostra che raccoglie il meglio della rivista storica cartacea e della sua versione online. 
La p.s. ci sarà!!

11 Aprile – 7 Giugno 2015
Inaugurazione sabato 11 Aprile alle ore 18
Museo della Satira e della Caricatura
Villa Bertelli
Via Mazzini 200 | Forte dei Marmi

La mostra, a cura del Museo della Satira, raccoglie oltre 100 strisce e vignette di Aspirina dall’edizione cartacea degli anni Ottanta a quella online.
http://www.aspirinalarivista.it/mostra-antologica-di-aspirina/


lunedì 9 marzo 2015

No, he won't!


No, he won't! [no!]

- Andrà mai in pensione?
- ?!
- No!

domenica 22 febbraio 2015

È online il nuovo numero di Aspirina, la rivista acetilsatirica che ospita anche le strisce della p.s., buona lettura!!


All the time


All the time [di continuo]

- Il problema non è essere grasse o magre! Il problema è cambiare taglia di continuo!
- È snervante e molto costoso!
- Mia cara, vita precaria significa anche peso "precario"!

sabato 7 febbraio 2015

Yes, of course!


Yes, of course! [Sì, ovviamente!]

- L'Università mi ha rinnovato il contratto. Insegnerò per un altro anno!
- Certo, mi hanno chiesto di lavorare gratis, ma...
- E tu che hai detto?
- Sì, ovviamente!

Per amore o per forza - Cristina Morini

Questa recensione è apparsa per la prima volta su Leggere Donna, n. 153, 2011.

Cristina Morini, Per amore o per forza - Femminilizzazione del lavoro e biopolitiche del corpo, Verona, ombre corte, 2010.

 Quattro donnine di carta si tengono per mano sulla copertina del libro di Morini, un saggio fondamentale per capire come la precarietà abbia trasformato la vita delle donne e degli uomini e come da essa si possa iniziare ad uscire. Come sottolinea Judith Ravel nell'introduzione, la ricchezza del libro sta nella sua "dimensione d'inchiesta", che permette una visione radicata nella realtà odierna.
Queste donnine di carta sono paradigmatiche in quanto rappresentano una specie di paradigma della condizione lavorativa attuale, delle donne ma anche degli uomini. Infatti con il termine stesso di 'femminilizzazione', come ci dice l'autrice, "si intende non solo l'espansione quantitativa delle donne sul mercato del lavoro, ma anche la messa in produzione dell'attitudine alla relazione e alla cura, storicamente più marcate tra le donne, addestrate per secoli nel ruolo riproduttivo". Per esempio i lavori nei call centre richiedono quella predisposizione all'altro che culturalmente le donne sono educate a sviluppare, ma nei call centre non lavorano solo donne. Agli uomini è quindi richiesto di sviluppare quelle 'qualità' che un tempo venivano relegate alle donne. Il mercato del lavoro si sta trasformando e si sta attualizzando quello che Morini definisce come "un processo di soggettivazione del lavoro".


Lo studio si snoda su cinque capitoli, ognuno dei quali indaga un aspetto della questione. Nel primo si tratta della precarietà, di come essa abbia spazzato via ogni punto di riferimento e di come porti il soggetto a sperimentare un senso costante di transizione. Alla luce di questo discorso, Morini indaga inoltre i limiti del pensiero della differenza sessuale italiano, che ha forse impedito ad un certo femminismo di rapportarsi con questa realtà cangiante delle donne, "penso (…) che il problema principale, per le donne, sia quello di osservare i meccanismi del potere, nel tempo e nella storia". E ancora, "non è forse venuto il tempo che il femminismo si occupi anche dell'ordine sociale?" La precarietà ridisegna continuamente i contorni del sé, mentre il pensiero della differenza, così come è stato rielaborato, sembra risieda in una dimensione atemporale e per questo non è in grado di leggere e trasformare adeguatamente la realtà. 


Il secondo capitolo ha a che fare con la femminilizzazione vera e propria del lavoro nell'ambito del capitalismo cognitivo. Si tratta di uno scarto sostanziale, che porta ad un'inedita forma di schiavitù in concomitanza con "lo smantellamento progressivo dello stato sociale". Ecco che quindi "il nostro agire complessivo diventa, sempre più vistosamente, un lavoro produttivo", per cui il tempo di lavoro e il tempo di non lavoro non sono più distinguibili come nel passato e il lavoro entra prepotentemente a far parte della nostra vita a tutti gli effetti. Una possibile soluzione a questa empasse potrebbe essere, oltre ad una riattivazione del welfare, il reddito di sussistenza, "forma minima di riequilibrio economico di tutto ciò che ci viene chiesto di spendere, quotidianamente, sul mercato del lavoro attuale".


Il terzo capitolo affronta la questione corpo, una questione che da tempo sta al centro degli studi femministi e delle scienze sociali. A questo proposito Morini individua una tensione fra l'apparire e l'essere, non tanto nel senso classico del termine, ma quanto nel senso di dover, al giorno d'oggi, interpretare un ruolo, "divenire personaggio tutti e sempre". La relazione fra corpi e precarietà, fra produzione e identità muta secondo nuovi dettami ed i corpi, in particolare, entrano a pieno titolo a far parte della "dimensione produttiva". Di conseguenza la questione legata all'erotismo e alla sessualità diviene strategica per il mercato e porta alla quasi dissoluzione dei ruoli di prostituta o non prostituta. Il corpo si fa merce e il biocapitalismo trasforma la vita stessa delle persone e, in particolare, delle donne. Costola fondamentale di questo discorso è il lavoro di cura non retribuito, un lavoro che appartiene alle donne da secoli e che resta in qualche modo la chiave di volta della situazione. 


Il quarto capitolo indaga il rapporto alterato con il tempo, con la costatazione che gli orari di lavoro sono in crescita e la qualità stessa del lavoro si è trasformata e a iniziato ad includere la sfera emozionale: "il lavoro emozionale coinvolge moltissimi settori, tutti quelli che hanno come obiettivo la produzione non di beni materiali ma di benessere". L'ultimo capitolo svela il trucco attuato dal capitalismo e dalla femminilizzazione del lavoro: se un tempo ci si batteva per portare più donne al lavoro, ora il lavoro delle donne, come il lavoro di cura e il lavoro domestico, sono divenuti quasi dei paradigmi per il biocapitalismo, "il modello della cura diviene allora una strategia di governo della complessità (...). (...) si assiste alla generalizzazione del codice della cura, la cui sintassi può uscire dalle case e proporsi al mondo".