domenica 15 giugno 2014

Il mondo deve sapere

Michela Murgia, Il mondo deve sapere, Milano, ISBN, (e.o. 2006) 2010.

Nato come blog, questo testo è presto divenuto un cult, in quanto uno dei primi a rivelare ciò che si cela dietro e dentro i call centre, luoghi esemplari (su questo aspetto ci sarebbe da approfondire, ma per ora non lo faccio) del lavoro postfordista, ossia di quel lavoro che caratterizza la società odierna e che, a differenza di quello fordista, fatto di una divisione abbastanza netta fra tempo di lavoro e di non lavoro, oltre che di un contratto nazionale che garantiva dei diritti, scardina e mescola la divisione di cui sopra e azzera la questione dei diritti con contratti che fanno acqua da tutte le parti. È scritto benissimo e con ironia al vetriolo.

È un testo autobiografico dove la protagonista dal nome fittizio di Camilla racconta la sua vita all'interno del call centre della Kirby, un'azienda statunitense che promuove la vendita porta a porta di un aspirapolvere supertecnologico. Vi sono le telefoniste (tutte rigorosametne donne) che devono convincere le casalinghe a prendere un appuntamento in modo che gli addetti (quasi tutti uomini) alla vendita possano mostrare di persona l'aggeggio. L'organizzazione funziona secondo regole di marketing estremizzato e surreale dove riunioni motivazionali vengono affiancate da un training che insegna come parlare, "mai porre una frase in modo negativo. La parola no non deve mai comparire in nessuna delle sue varianti", a sorridere (perché al di là della cornetta si vede e si sente se uno sorride oppure no) e a gestire ogni tipo di obiezione: "quando la signora espone un suo dubbio o problema, dichiarate esplicitamente di condividerlo, perché vivere le stesse situazioni avvicina le persone e la signora deve vedere in voi un'amica che la capisce".

Ricalcando il blog, il libro è composto da brevi articoli titolati in modo significativo e sempre, sempre con un sarcasmo azzeccatissimo. I nomi dei personaggi rendono perfettamente l'atmosfera, BillGheiz è il capo, Hermann l'addetta alla supervisione delle telefoniste, gli Shark gli addetti alla vendita e così via. Agghiacciante è la descrizione di come venga fatta pressione sulle telefoniste per far aumentare la loro produttività: si esalta la più brava non tanto per ripagarla del lavoro fatto, quanto per far sentire le altre delle persone insignificanti e per licenziare quelle che proprio non riescono a migliorare il loro rendimento, "a nessuno di questi cosiddetti perdenti viene dato modo di salutare i colleghi, per timore che abbiano a svelare le loro demotivanti motivazioni al gregge delle 'persone di successo'. Così spariscono venditori e spariscono telefoniste". 

Come sottolinea Murgia stessa in questo video, il contratto a progetto permette la "manipolazione delle relazioni" e la possibilità di ricattare i lavoratori senza che essi possano ribattere, cosa che avviene anche in professioni considerate 'più nobili' come quella dei giornalisti. Da questo libro è stato tratto il film di Paolo Virzì, Tutta la vita davanti, di cui parlerò in un altro pezzo.