martedì 10 aprile 2012

la produzione del sapere vivo


Gigi Roggero, La produzione del sapere vivo – Crisi dell’università e trasformazione del lavoro tra le due sponde dell’Atlantico (Verona: ombre corte, 2009).

L’università è in crisi, l’università sta morendo. Sulla base di questi presupposti il libro di Roggero si presenta come una lucida analisi della situazione universitaria italiana e statunitense con proposte di rottura e cambiamento che sono già in parte in atto.

Sondare la crisi del sistema università non deve sembrare una scelta elitaria, bensì oculata e mordace in quanto “l’università può (…) essere paradigmatica come concetto e spazio della crisi”. Se le riforme o pseudo-riforme del sistema hanno portato a quella che viene definita come aziendalizzazione, ossia a quel processo di cambiamenti che portano a considerare la sede della produzione del sapere come un’azienda, questo stesso processo ha di conseguenza condotto molti studiosi a considerare un parallelismo interessante e potenzialmente sovversivo fra università e fabbrica. Alla base di questi cambiamenti vi è la necessità tutta capitalistica di arrivare a misurare qualcosa che, in realtà, non è misurabile, ossia il sapere.

Lo studio di Roggero è particolarmente interessante in quanto mette a confronto due realtà universitarie quali quella italiana e statunitense, laddove la prima è vittima del “peculiare compromesso tra la burocrazia centrale e l’autogoverno delle lobby accademiche”, mentre la seconda non è regolata da nessuna “autorità nazionale” e si può quindi più facilmente adattare ai cambiamenti e innovazioni.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo Roggero il sistema universitario che si conosceva è sparito ed ha lasciato il posto a delle macerie che rischiano di portare il tutto all’autodistruzione. La figura dello studente in questo scenario è pure cambiata con una progressiva precarizzazione assieme alla mancanza di un fertile rapporto fra formazione e lavoro.

In questi interstizi si colloca il concetto di ‘sapere vivo’, filo conduttore del testo che l’autore definisce come “la nuova qualità della forza lavoro cognitiva e, se si vuole, le inedite determinazioni della tradizionale contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione”.